sabato 5 febbraio 2011

ACCOMPAGNATRICE TURISTICA SOMMELIER FISAR: BLIND TASTING " I GRANDI ROSSI DI BOLGHERI" 2004 @...

ACCOMPAGNATRICE TURISTICA SOMMELIER FISAR: BLIND TASTING " I GRANDI ROSSI DI BOLGHERI" 2004 @...: "Estratto dal Laboratorio detto “I grandi rossi di Bolgheri” : degustazione BLIND a cui ho assistito e di cui riporto le note emerse durante..."

BLIND TASTING " I GRANDI ROSSI DI BOLGHERI" 2004 @ CASTAGNETO A TAVOLA 2007


Estratto dal Laboratorio detto “I grandi rossi di Bolgheri” : degustazione BLIND a cui ho assistito e di cui riporto le note emerse durante CASTAGNETO A TAVOLA del 2007

Azienda AIA VECCHIA

“Sor Ugo” del 2004

Di colore ricco,sentori di legno, presenza balsamica, ribes e erbe aromatiche. Presenza di tannino,è fine ed equilibrato ma è troppo maturo probabilmente fu fatto macerare troppo a lungo. La frutta è troppo matura. C’è come un contrasto tra dolce e il tannino. Fu detto che il vino era imperfetto anche con un finale amaro in bocca dato da un estrazione lunga e rimontaggi che volevano estrarre il colore ma ciò danneggio il tannino che non è più nobile.

Azienda CIPRIANI

“San Martino” del 2004

Il colore è rubino carico che denotava la sua giovinezza. Al naso era dolce, ma non ampio. Il legno si nota poco, ci sono i frutti neri, risulta piccante. Il tannino è aggressivo, persistente ma non lunghissimo infatti è semplice, armonico e abbastanza di carattere con struttura. Risulta come un vino godibile, semplice e venne indicato come una buona espressione del territorio di Bolgheri tipico dei terreni sabbiosi.

Azienda CASA DI TERRA

“Maronea” 2004

Bolgheri Superiore

Il colore rivela il rubino e la porpora, è ricco. Esce la buona intensità del legno con sottobondo di ribes, mirtillo. È dolce ed accattivante al naso cioè è ben espresso il concetto di bevibilità. Emerge un bel frutto, emergono i tannini che non sono aggressivi, risulta complesso. Il vino è fresco, l’acidità è ottima, è rotondo e lascia la bocca pulita, fresca. Vino ben fatto da vigneti giovani.

Azienda Michele Satta

“Castagni” del 2003

Al naso è molto ampio, complesso con il legno ben controllato, terroso con uno spunto di selvatico. Bel naso. C’è un equilibrio ed il tannino è buono. Il 10% di Teroldego è usato per la struttura ed il colore, il frutto speziato, piccante che fa da spalla acidula al Merlot specialmente nelle estati calde. Il 20% è di Syrah, il 70 % di Cabernet Sauvignon. C’è una grande estrazione ed equilibrio con un ottimo naso, una nota di mentolato, la ciliegia. Necessita di ben 2 anni in bottiglia.

Azienda CASTELLO DI BOLGHERI

“Castello di Bolgheri” del 2004

Il colore è rubino intenso. Il naso è intenso, complesso ma chiuso e si apre con il tempo portando fuori note di peperone, il vegetale del Cabernet. Il tannino è giovane ed il vino è poco profondo, non lungo con relativo corpo. È ben fatto ma un po’ carente al palato e con troppo legno.

Azienda GIOVANNI CHIAPPINI

“Guado de’ Gemoli” del 2004

Vino giovane e ricco. Si sente il caffè, il cacao, il peperone. Ha gran corpo, è abbastanza acido con tannino ottimo anche è giovane, molto vivo. Vino di struttura, potente con un buon equilibrio. L’ingresso è alto e persistente infatti non abbandona. Ha struttura e corpo, bevibilità ed eleganza. L’alcol fresco dà la godibilità.

Azienda CAMPO ALLA SUGHERA

“Arnione” del 2004

Colore rubino intenso. Ricco con legno presente, il frutto è quasi caramellato di frutti neri, alcol alto, è morbido e dolce. Molto godibile con l’alcol che impegna il centro della bocca incontrando il frutto maturo conferisce la rotondità. Manca di freschezza.

Azienda TENUTA SAN GUIDO

“Sassicaia” del 2004

Rispetto agli altri si presenta di colore meno carico, ha meno luce, vino maturo. L’odore è ampio, poco legno ma si nota la vaniglia, la liquirizia. Poco profondo, pochi polifenoli, emerge invece l’eleganza. Vino giovane, scattante adatto ad invecchiare, lungo , profondo, buona espansione al centro della bocca. Nella progressione finale è elegante e bevibile. Il tannino probabilmente è indietro. Fresco al naso e complesso chiude sul frutto nero quasi con note di vaniglia.

Azienda SAPAIO

“Sapaio” del 2004

I colori sono rubino e porpora. È un vino concentrato, la tostatura delle barriques è netta ed evidente con sentori di caffè, cacao ma con poco frutto. Al naso è poco profondo, domina il legno rispetto al frutto ma ha una buona struttura. Ben fatto con bevibilità discreta e tannini giovani.

Questa fu per me la primissima Degustazione alla cieca a cui ho assistito. Spero di essere stata molto precisa nel riportare le parole, le considerazioni di chi conduceva il Laboratorio.

Nessuna delle note riportate è stata da me concepita.

venerdì 28 gennaio 2011


LE VIGNE DI ELISA BONAPARTE BACIOCCHI
L’Italia era la terra preferita della famiglia Bonaparte. Infatti Napoleone Imperatore assegnò ai suoi familiari stati in Italia più che altrove. Ormai da due secoli la nostra penisola era un passaggio obbligato del Gran tour , meta, per il compimento dell’educazione dei giovani aristocratici, scuola unica per artisti e musicisti di tutta l’Europa. Ma la Principessa trovò qui regresso e decadimento risultanti dal malgoverno, dall’ingerenza del clero e dalle superstizioni di un popolo ignorante .Il Principato di Piombino sotto il governo dei Boncompagni Ludovisi era rimasto totalmente estraneo alle Riforme avviate da Pietro Leopoldo nel confinante Granducato di Toscana. I Francesi, eredi dell’Illuminismo e della Rivoluzione, depositari convinti dei migliori valori della civiltà europea, sentivano che spettasse a loro, addirittura che fosse una missione, di portare, di imporre anzi, i benefici delle loro esperienze scientifiche, amministrative e culturali, ai popoli meno fortunati.

La sensibilità e la cultura di Elisa fece sì che lei scoprisse le grandi risorse naturali.

1805-1814: certamente un periodo breve per migliorare radicalmente il territorio di Piombino ma sufficientemente lungo per dare una scossa cosicché Elisa Bonaparte e FELICE Baciocchi, delegati dall’Augusto fratello a governare la Costa della Toscana, punto strategico per la navigazione nell’Alto Tirreno e verso la Corsica, vollero conoscere bene il territorio in tutti i suoi aspetti.

Così si iniziò la bonifica delle paludi costiere, il riassetto legislativo, la creazione della strada della “Principessa” che collega il porto di Piombino all’entroterra e verso San Vincenzo, fece avviare la politica sanitaria per lo sviluppo dell’agricoltura attraverso anche l’introduzione di colture come vigneti, gli oliveti, gli alberi da frutta e ornamentali.

Vennero chiamati nel Piombinese potatori lucchesi per innestare olivastri, così come vennero importati da Marsiglia “magnoli” di vite da impiantare ovunque il terreno lo permettesse.

La Principessa voleva creare vini di alta per mezzo di viti pregiate che proprio per le loro caratteristiche organolettiche superiori, rispetto a quelli locali, avrebbero avuto un mercato più ampio di quello locale, resistito meglio agli spostamenti. Quindi Elisa Baciocchi impartì l’ordine di inviare a Piombino quei vitigni francesi che entravano nella composizione dei tre grandi Crus : lo champagne, i vini di Bordeaux e quelli di Borgogna. Così il 20 Febbraio 1808 il brigantino La Vergine del Rosarioimbarcò un carico di crossettes dal porto di Marsiglia verso Livorno. Parte del carico proveniva da Epernay, nello Champagne, dall’azienda di Jean Remy Moet . Si ipotizza che i vitigni fossero il Pinot Nero, forse anche Chardonnay.

Maggiori notizie invece abbiamo sul carico partito dall’Orto botanico di Marsiglia, anche se la non precisione di allora nella catalogazione non sempre ci aiuta. Si parla infatti di 36400 crossettes di Brunfourca o Brunforxera . Il vitigni in questieno è da uva nera, il Brun Fourca, di antica origine provenzale. Appartiene alla famiglia di Cabernet Franc introdotta in Francia dai Romani nel XI sec. In Val de Loire. Si consigliava di piantarlo a mezza costa.

Poi arrivarono crossettes di mouvedre , vitigno a bacca rossa che appartiene alBandol Rouge. Anch’esso ha origini provenzali e a Piombino si consiglia di piantare in pianura e fondovalle, perché entra tardi in vegetazione e non è sensibile alle gelate primaverili.

Il terzo vitigno in ordine di quantità ad essere inviato fu l’Uni. Vitigno di origine italiana, nella varietà bianca è il nostro Trebbiano di Toscana, introdotto in Francia dai primi colonizzatori romani a partire dal Primo secolo avanti Cristo nella Gallia narbonese. Si diffuse poi verso la parte atlantica cambiando nome, identificandosi con in saint-émilion. E’ ancora il vitigno più usato per la produzione di Cognac e Armagnac.

Arriva anche un Pinot grigio che viene consigliato perché resistente ai trasporti, in purezza . Essendo un vitigno precoce doveva essere piantato vicino alle coste esposte a mezzogiorno.

La spedizione dei vitigni comprendeva anche l’uva passa e l’uva moscata e l’uva salamanna ovvero uva Zibibboo Moscatellone di Spagna.

Queste erano uve da tavola molto richieste al tempo anche grazie alla facilità di appassimento.

Quindi i vini provenienti dall’Orto Botanico di Marsiglia erano di origine Provenzale! I veri vini di Bordeaux non ci sono.

Nello stesso anno Elisa scrivendo al famoso fratello , parla dei successi avuti nello sviluppo del territorio e anche dell’acclimatazione delle viti. Nei boschi di Montioni infatti, tra gli spazi culturali allargati, si era impiantata una vigna moderna all’uso di Bordeaux.